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Carrie: MASCHERE


Ogni cosa ha un suo lato negativo, l’altro lato della medaglia.
Nessuna eccezione, specialmente per internet.
All’inizio, quando stavano nascendo le prime community, non esistevano profili online se non a pagamento e noi primi esploratori di quel mondo dovevamo fare ricorso ai primi script per IRC.
Mediamente bastavano un paio di giorni per impararne le basi essenziali e così ti lanciavi nelle conoscenze più svariate.
Quei programmi permettevano anche l’invio di files (che spesso si rivelavano essere dei virus) e finivi per farti una collezione fotografica di bei faccini, bei corpicini, bei sederini e bei ######ini… Beh avete capito!
I problemi erano sostanzialmente due.
Il primo era ricambiare la foto, al tempo le webcam costavano più che un computer nuovo perciò dovevi far ricorso a qualcuno che già l’avesse, ma chi?
Il secondo era la veridicità di quelle foto.
Oggi basta chiedere altre foto, magari meno professionali ma ieri?
Già era molto averne una, non potevi chiederne altre per convalidare che il bonazzo della foto fosse effettivamente lui!
Talvolta conoscevi qualcuno interessante ma senza foto, cosa fare?
Lasci perdere rischiando di mancare un potenziale Mr. Big o lo incontri fidandoti delle sue parole e la sua descrizione?
Fu il caso di Carlo (lo chiameremo così).
25 anni, alto, moro, capelli lunghi, bel fisico, almeno a sentire lui.
Era un ragazzo molto romantico, mi mandava sms dolcissimi, sue composizioni che mi inviava ogni due ore circa.
Avevo memorizzato il suo numero come “Carlo poeta”.
Dopo una decina di giorni, un centinaio di sms e svariate telefonate si decise a farsi avanti invitandomi a uscire per una pizza in compagnia.
Ok, lo confesso: in parte me la tirai un po’ facendomi desiderare, ma al tempo stesso ero spaventato, era il mio primo appuntamento con un ragazzo ed ero anche omosessualmente vergine.
Un venerdì sera decisi di uscirci, mi preparai e scesi in strada aspettando il suo arrivo.
Sapevo solo il colore della sua macchina, così scrutavo ogni auto nera che passando tendeva a ridurre la velocità.
Quando arrivò non scese nemmeno dalla macchina, così col cuore in gola mi avvicinai io.
Ero agitato ed ogni passo non faceva altro che aumentarmi il panico.
Mi chinai e lo vidi.
Mi alzai di scatto, mi chinai ancora e lo rividi!
Finalmente scese dalla macchina per le presentazioni.
L’unica cosa che coincidesse con la sua descrizione erano i capelli lunghi, ma con lo scopo di fare da riporto su una testa non solo calva, ma fin lucida.
dimostrava non meno do 40 anni, molto corpulento, l’esatto contrario di quanto aveva dichiarato di essere.
La cena poi, fu un vero disastro!
Se ne stava muto, completamente preso dal divorare la sua pizza con la classe di un cinghiale, emettendo di tanto in tanto qualche grugnito mono o bisillabico in risposta ai miei tentativi di instaurare un dialogo.
Provai inutilmente a cercare un argomento che instaurasse una conversazione: cronaca, musica, cinema, politica, moda, recenti decessi di personaggi famosi,…
Arrivai a parlare di calcio! Io! L’essere più allergico al calcio sulla faccia del pianeta!
Nulla.
Poteva andare peggio di così?
Impossibile, eppure c’è riuscito.
Arrivati alla cassa e chiesto il conto se ne escì con un meraviglioso: “ti dispiace pagare te che ho solo pezzi grandi?”.
Scusa? Ho capito bene?!?
Mano al portafogli ed alla carta di credito, giusto per completare la serata nella scadenza più totale.
Usciti mi chiese: ” Vuoi che ti riaccompagni a casa o ti va di andare da qualche parte?”.
Ma allora sapeva parlare!
Dissi che se aveva voglia di parlare saremmo potuti andare da qualche parte, tipo pub o bar.
Mi portò in una squallidissima strada isolata.
Il panorama era desolante e lasciava decisamente intendere le sue vere intenzioni.
Sulla sinistra una collinetta, davanti a noi dove terminava la strada un campo incolto ed a destra alcuni capannoni industriali con una panda bianca che scossava come una nave in balia della tempesta perfetta.
Scoprii dove le prostitute da strada si appartavano con i loro clienti.
E lì iniziò il suo tentativo di fare sesso con me.
Prima mettendo una mano sulla mia coscia, poi spostandola sulla mia spalla, scendere sul petto e…arrivare in mezzo alle gambe.
Presi la sua mano e gliela rimisi sulla coscia, la SUA coscia!
Ma rieccolo tornare alla carica e prima che arrivasse nuovamente alla “sala giochi” mi scoprii il polso e senza nemmeno sapere che ore fossero, dissi: “Si sta facendo tardi, è meglio che mi riporti a casa!”.
E così fece, riaccese subito la macchina ed in pochi minuti ero arrivato.
Corsi come un disperato verso il portone e salii fino all’appartamento.
Finalmente al sicuro fra le mura domestiche!
Come primo appuntamento fu un vero disastro, mi sorprendo ancora oggi ripensando a tutto questo, di come abbia fatto a lanciarmi in nuovi appuntamenti, ovviamente con persone diverse, dopo una simile esperienza.
È facile dietro uno schermo indossare una maschera completamente diversa da noi, ma a che scopo?
Se conosco qualcuno su internet che si rivela una persona interessante, sia per amicizia, sesso o relazione, perché dovrei fingere di essere chi non sono ben sapendo che presto o tardi ci dovremo incontrare?
Perché nascondere il nostro vero io, estetico e/o mentale, sapendo benissimo che all’incontro dovremo fare i conti con la realtà?
Fosse una conoscenza destinata a rimanere solo sul lato virtuale lo potrei anche capire, potrei benissimo dire di essere il gemello di Orlando Bloom e magari trovare il compiacimento di ciò nel mio interlocutore.
In questo caso la maschera sarebbe per la vita e per gioco, nessuno me la farebbe togliere, non ci incontreremo mai!
Ok, i tempi sono cambiati, internet è molto diverso da prima, ma questi giochetti continuano, con altri metodi e mezzi, ma esistono ancora, ci sono e succedono di continuo!
Abbiamo veramente così tanta paura di noi stessi o solo una scarsa stima per come siamo e per come appariamo al resto del mondo?

Ma in fondo cosa ci resta da fare se non fingere di avere l’orologio e dire che si è fatto tardi?

Carrie

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