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Carrie: IL LATO OSCURO

È facile soffermarsi a parlare dei momenti belli che ognuno di noi ha nel proprio bagaglio di vita, ma come la luna ognuno di noi ha un lato brillante ed uno avvolto dalle tenebre.
A lungo ho riflettuto se fosse il caso di pubblicare questo post, alla fine ho deciso di farlo perché, dopo tutto, si tratta di una parte importante della mia vita.
Finora ho voluto essere sempre limpido e cristallino, ma è facile parlare dei momenti belli, già meno facile per quelli meno belli, difficile riuscirci con quelli che possiamo definire brutti, quasi impossibile per gli scheletri che vivono nei nostri armadi.
Ch’io abbia sofferto di anoressia, già ve l’avevo accennato quando ho risposto ai commenti sul blog di un ignorante, non sto ad approfondire ulteriormente l’argomento, è palese agli occhi di tutti quali siano le difficoltà a cui va in contro una persona che ne soffre.
Ci sono però altre due vicende che mi hanno segnato profondamente.
La prima, legata al mio post del 10 giugno scorso, è la perdita del mio più grande amore, un sentimento che mai è stato eguagliato, né prima, tantomeno dopo.
Era il 3 agosto 1999 ed ero andato, come mia consuetudine del tempo, nel locale di una mia amica.
Quel giorno c’era un ragazzo napoletano che avevo già intravisto in precedenza, ma al quale non avevo mai rivolto la parola, anche perché la prima impressione non era stata così positiva.
Ma sotto quel caldo sole d’agosto iniziammo a parlare e andammo subito d’accordo, troppo d’accordo, sembravamo due vecchi amici che non si erano più incontrati da anni.
La settimana dopo lui avrebbe compiuto gli anni ed io fui invitato alla sua festa, ma in quei sette giorni che mi separavano da quell’appuntamento, avemmo modi di vederci con una frequenza giornaliera.
Passarono i giorni, le settimane ed i mesi, ormai eravamo inseparabili.
Io avevo capito già da tempo cosa provassi realmente per lui, non era un semplice amico, era la mia anima gemella.

Purtroppo lui non era gay, al contrario, era fin troppo etero.
Nessuno lo chiamava col suo vero nome, per tutti lui era Paolino, forse per via del fatto che non era molto alto.
Ricordo ancora un giorno di quella estate (mettetevi nei miei panni, sapendo di avere una cotta per lui che non ha paragoni): usciamo di casa per andare a fare un piccolo lavoretto in giardino e lui si toglie la maglietta…scoprendo un fisico perfetto.
Per poco non stramazzavo a terra con la schiuma alla bocca, quel giorno sono stato ad un passo dallo sperimentare l’infarto.
Col passare del tempo riuscii a trasformare il sentimento che provavo per lui in un legame come tra fratelli, ma in cuor mio era ancora amore allo stato puro.
Solo una volta provai ad accennargli il fatto che ero gay, ma la sua non fu la migliore delle reazioni, così eclissai l’argomento verso altri discorsi.
Ci perdemmo di vista per via del mio primo fidanzato, ma quando ci rivedemmo la prima volta, sembrava che non fosse passato più di un giorno, affiatati come sempre.
Ci mettemmo d’accordo per vederci il giorno dopo e andare a ballare a Bologna (al tempo abitavo ancora in montagna): appuntamento alle 21:00 in centro del paese.
Quella sera avevo una cena e tardai 10 minuti, scoprendo così che lui era già partito con suo fratello ed altri 2 ragazzi.
Tornai a casa dopo un breve giretto per il paese ed andai a letto.
Appena mi svegliai vidi che c’era un sms nel mio cellulare.
Avete presente quando nel profondo del vostro cuore avvertite che quel messaggio nasconde una notizia agghiacciante, sentite che aprire quell’sms vi sconvolgerà e vi strazierà l’anima?
Era una mia amica, fidanzata con uno dei due ragazzi che erano usciti con Paolino la sera prima: “Chiamami, è urgente”.
In un lampo avevo già intuito cosa fosse successo e la telefonata che ci fu un secondo dopo mi diede conferma dei miei timori e della mia intuizione: avevano avuto un incidente in macchina e Paolino era ricoverato in condizioni disperate.
Non feci altro, se non scoppiare a piangere e lanciarmi per prendere le chiavi della macchina per correre da lui, ma mia madre, vedendomi in quelle condizioni, mi fermò e si offrii di accompagnarmi lei.
Rimasi una settimana davanti a quella fredda porta di metallo della terapia intensiva senza mai andare a casa, dormendo bivaccato in un angolo appoggiato al muro insieme al resto della sua famiglia ed alcuni suoi amici.
L’ultimo giorno, grazie ad una piccola bugia dei suoi genitori che mi spacciarono per un cugino, ebbi modo di vederlo: mi si strinse il cuore nel petto.
Lo presi subito per mano, non riuscivo a dire nulla, l’unica cosa che avrei voluto fare era urlargli di svegliarsi piangendo come una fontana, ma non avrebbe risolto nulla.
Cercai di trattenere le lacrime per qualche istante e fingere una voce che non fosse spezzata dallo strazio ed iniziai a parlargli.
Per un istante lui, totalmente privo di conoscenza, strinse la mano con cui la tenevo e l’encefalogramma diede un lieve picco, per poi tornare ai valori dello stato di coma.
Uscito dalla sala mi sentivo ancora più a pezzi: i medici continuavano a ripetermi che era impossibile, secondo loro si trattava una contrazione involontaria dei muscoli, ma loro non avevano visto il picco, si erano allontanati per un paio di minuti, quindi come potevano asserire che ero io a sbagliarmi.
Io so cos’è successo, l’ho visto con i miei occhi e l’ho provato sulla mia pelle.
La sera stessa fu annunciata la morte celebrale e l’indomani avrebbero staccato le macchine che lo tenevano in vita.
Mancava un mese esatto al suo 19esimo compleanno, avevo in mente di organizzargli qualcosa di speciale, ma quel giorno non andarono in pezzi solo i miei propositi, ma un pezzo del mio cuore mi fu letteralmente strappato dal mio petto, pezzo che ancora oggi non sono riuscito al ritrovare e che, forse, è andato perduto per sempre insieme a Paolino.
Spero sempre che un domani qualcuno possa arrivare a farmi rivivere in sentimento trascendentale come quello, ma fino ad oggi non c’è riuscito nessuno, nemmeno Mr. Micro, nonostante i 7 anni della nostra storia.
Vi dicevo che erano due gli episodi di cui non vi avevo ancora reso partecipi, questo è il primo, per il prossimo ci sarà da aspettare un po’.
Nonostante siano passati 12 anni, anche solo parlarne mi fa avvertire il vuoto che mi ha lasciato dentro ed ho bisogno di fermarmi un po’, riprendere le energie e proseguire.
Non so quando scriverò il post che completerà questo, ma un giorno vi racconterò anche il resto.
Notte a tutti, stanotte spero di sognarlo, almeno per dirgli anche solo “Ciao”.

Carrie

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0 commenti

  1. …l'amore è amore….

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