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Carrie: L’EGIZIANO

Andare a spasso con Anthony può dimostrarsi un’idea molto pericolosa.
Lunedì siamo andati in centro per fare alcune commissioni, nonostante la neve e la gamba dolorante di Anthony.
Una prima sosta all’ufficio postale, poi un salto al lavoro per ritirare delle cose.
È stato proprio a metà di queste due tappe che lui si è fatto abbordare da un uomo egiziano.
Aveva bisogno di sapere dove fossero delle agenzie interinali in quanto disoccupato.
Spostatisi per evitare di finire sotto un autobus, si sono avvicinati a me, coinvolgendomi nei loro discorsi.
Il classico copione: il vittimismo da nullafacente costretto a dormire in stazione e non sapere come fare a campare, fino alla domanda fatidica “Hai qualche soldo per un panino?”.
Abbiamo subito messo in chiaro che non avevamo soldi con noi e, quindi, ogni richiesta era vana.

Sembrava che il discorso finalmente finisse lì, se non fosse che Anthony ha ben pensato di aggiungere la frase “Io sono disoccupata ed abito con lei che è mia sorella”.
L’egiziano ha reagito alla frase con una faccia che trasmetteva completamente la propria perplessità sulla frase che aveva appena sentito.
Anthony allora ha cercato di spiegarsi meglio, ma parlava troppo in fretta e lui, era palese, non capiva ciò che gli stava dicendo, così sono intervenuto io.
“Io sono gay, lei è bisessuale”.
Semplice, chiaro e conciso.
La sua prima reazione è stata quella di abbordare Anthony.
Chissà perché gli arabi, appena tiri in ballo un discorso inerente la sessualità, subito si esaltano e pensano di avere campo libero per provarci.
Ormai la frittata era fatta ed io mi stavo gustando ogni disperato tentativo di Anthony di liberarsi da quel polpo, non senza qualche risata nascosta dietro una smorfia.
E l’egiziano, in evidente stato di eccitazione mentale, proseguiva con i suoi tentativi di abbordaggio, nonostante che lei continuasse a ripetere “Io sono fidanzata, ho già l’uomo e anche una donna”.
Una donna? E da quando?
Cosa non si fa per scrollarsi di dosso una persona indesiderata.
Continuavo a godermi la scena dell’egiziano che stringeva la sua presa sull’argomento e lei che cercava disperatamente ad uscirne fino a che il terzo incomodo non se ne uscì con “Anche lui è bellissimo, mi piace”.
E’ strano come in un microsecondo si possa passare da innocuo spettatore a vittima solidale.
Subito dopo, però, eccolo mettere le cose in chiaro “Il mio uccello dentro lui va bene, il suo dentro me no”.
A Bologna abbiamo un detto per queste situazioni: tutti “busoni” con il culo degli altri.
In una frazione di secondo mi sono sentito eccitato da quella frase, almeno finché non ho guardato di nuovo in faccia l’egiziano, facendomi passare ogni minima voglia di approfondire l’argomento.
Fosse stato il ragazzo che aspettava l’autobus alla fermata poco distante da noi, avrei anche accettato la proposta, ma era tutto un altro genere di persona, ben lontana dai miei canoni estetici, per non dire proprio contrapposti.
Perché, per certe persone, dichiarare la propria sessualità equivale ad un invito a provarci?
A quel punto non mi restavano molte vie di fuga, ma ne avevo serbata una infallibile: “Dai Anthony, andiamo o chiude il negozio in cui dobbiamo ritirare quella roba”.
Ero salvo, lo eravamo tutti e due, ora non dovevamo fare altro che allontanarci il più in fretta possibile, lasciandoci alle spalle l’egiziano e le sue voglie ormai dichiarate.
Un altro tassello da inserire nel puzzle dei ricordi, com’essere abbordati in piazza Maggiore e come levarsi da una situazione divenuta spinosa.

Carrie

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