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Carrie: IL MATRIMONIO

Andare ad un matrimonio è sempre più uno sforzo che un piacere.
Partendo dai giorni precedenti, in cui devi informarti dei colori degli sposi, trovare l’abito giusto, iniziare un consumo intensivo di creme per il viso,…
Poi lo stress del pre-cerimonia con la sfilata dei vestiti ed è questo il momento che dovrebbe scatenare un profondo senso d’imbarazzo nella maggior parte dei presenti, specialmente in chi ha avuto il coraggio d’indossare certe mostruosità.
Partiamo dalla signora davanti ai miei occhi: un paio di scarpe nere con tacco 8 comprate probabilmente in piazzola ed un vestito lungo semi trasparente fatto con una vecchia tenda.
Un’altra, probabilmente dell’entourage stretta della sposa, con un delizioso tubino del colore più sbagliato che la natura abbia mai partorito: il giallo canarino.
Non contenta dello strazio visivo causato dal vestito, il colpo di grazia l’ha dato il cappellino, simil signora Milù, ovviamente in tinta con tutto il resto.
Unica cosa decente le scarpe che, pur non sorprendendo nessuno e di uno sbagliatissimo colore marrone, se considerate da sole senza tutto il resto, avevano un non so che di eleganza a 10 euro.
Vogliamo parlare del tubino taglia S viola indossato da una signora il cui corpo implora per lo meno una L?
Il requiem per il buon gusto avrebbe potuto finire lì, se non fosse per una sopra veste all’uncinetto rosa pastello e delle scarpe verde ramarro.
Quasi cerca di farle concorrenza il tubino frangettato fucsia, abito molto più appariscente della sposa stessa, il classico cattivo gusto.
Un minuto silenzio in segno di lutto va dedicato a quella specie di tutù bianco con decorazioni rosa e blu il cui strato di tulle ha subito un infarto e si è irrimediabilmente afflosciato.
Poverino.
Ma il top tra le signore è un pari merito con vestiti viola.
Solo un deficiente si veste di viola ad un matrimonio, se fossi nei panni della sposa il bouquet glielo tirerei violentemente in fronte.
Non da meno i maschietti che, eccezion fatta per gli over 60, hanno abusato del caldo estivo per jeans e camicia.
Una delle poche cravatte è la mia, ovviamente firmata non avendo potuto portare con me la mia borsa Dior o una delle Vuitton.
A quel punto uno punta sulla sobrietà e il savoir habiller della componente gay.
Ed eccolo spuntare all’orizzonte: 39-40 anni, pantaloni in lino taglio elegante, maglia blu pastello a con sottili righe blu scuro, giacchettino blu.
Finalmente qualcuno che si guarda allo specchio, ma… Un momento… Cosa sono quelle?!?
No, non puoi cadermi così in basso anche tu: le Espedrillas azzurre no!
Non sei a Viale Ceccarini, sei ad un matrimonio, dopo questa caduta rovinosa di stile meglio passare agli sposi.
Inizio dal neomarito, tutto impeccabile nel suo completo con giacca e cappello blu di prussia, camicia bianca.
Ma qualcosa doveva pur perturbare questa immagine: uno sposo in jeans, anche lui.
Passiamo alla sposa, una perla in mezzo alla bolgia.
Corpetto bianco con spalline decorato da lievi e radi pois blu, un nastro cinto alla vita con fiocco sulla schiena, anch’esso blu ed una gonna di raso bianco più lunga dietro a mo’ di strascico.
Finalmente del buon gusto.
Non meno disastroso il ricevimento, ma preferisco evitare di descrivervi il buffet, non vi voglio così male, basta la mia sofferenza nel vedere tavoli apparecchiati con salame, ciccioli e patate lesse, il tutto contornato da una selezione musicale degna di un’orchestra da balera romagnola.
Finalmente la cena, anche se mi terrorizza l’idea delle portate.
Al tavolo, oltre ai miei genitori, una bella compagnia di ultra settantenni ed un ragazzo gay che spesso vedo in giro per i locali.
Non so da dove sia saltato fuori, fino a pochi minuti fa ancora non l’avevo visto.
Mi ha fatto quasi morire la sua battuta in risposta alla classica domanda se single o sposato, alla quale mio padre ha aggiunto la frase “Non farti incastrare” e lui “piuttosto faccio un patto col diavolo”.
Il resto della cena: uno strazio.
Sono ad un tavolo in cui il quoziente intellettivo a fatica eguaglia quello di un geco piteco.
La madre dello sposo, seduta al mio fianco, è ormai in preda ai fumi dell’alcol, mentre il ragazzo gay, tutto concentrato nell’intento di apparire etero agli occhi dei genitori, si lascia scappare di tanto in tanto una scheccata tipica da principessa sul pisello.
Il demone passivatore ormai l’ha completamente posseduto.
Ultima chicca, proprio mentre stavamo andando via, il signore del tavolo accanto: jeans nero, canotta smanicata nera, cinturone borchiato, crocifisso esageratamente grande con pietre nere, ovviamente bigiotteria e capello lungo riccio.
I casi sono due: o soffre di sindrome da Harley Davidson, oppure si è imbucato al matrimonio dopo un raduno.
Diamo un’occhiata alle tre damigelle che, insieme alla sposa, sono l’unica oasi felice di buon gusto, tralasciando ovviamente il livello delle loro conversazioni, pari solo a quelle di uno scaricatore di porto.
Mr. Big, sappi fin d’ora che il nostro non sarà certo così, all’ingresso della sala ci mettiamo Enzo Miccio a selezionare chi può entrare e chi no.

Per fortuna che la giornata è iniziata con una sana dose di sesso con un ragazzo francese, altrimenti sarebbe stato uno dei peggiori giorni della mia vita.

Carrie

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0 commenti

  1. Ah bon por ti!
    Anch'io ho una discreta esperienza di matrimoni… testimone di nozze 8 volte in dieci anni… manca un colore che io non concepisco ad un matrimonio e che tu non hai citato (spero perchè non presente) con cui a volte si vestono perfino le damigelle o le testimoni della sposa. Anzi due… il lilla (si, quello della mucca trasgeneticamente modificata che invece del latte fa il cioccolato al latte, secondo la pubblicità) ed il vinaccia (detto anche Bordeaux)(e spero di averlo scritto bene… sai come scrivo io il francese! :p )
    I pranzi da noialtri erano abbastanza lunghi tanto che prima della torta ci mettevano un'oretta di intermezzo musicale per ballare e smaltire un pò facendo spazio per il dolce finale. Ma l'animazione musicale è forse più trash di quella da te descritta… posso capire un'orchestrina tipica da balera romagnola a Bologna… ma l'animatore che ti mette in 4 matrimoni greco-calabresi per quattro anni di fila, musica latino-americana!!!
    Figurati che quel pezzo di scemo faceva battere le mani a ritmo per "mueve la colita"… 8 minuti e mezzo!!! Se non ci veniva la colite, di certo avevamo la callite alle mani!!!
    L'ultima chicca mi sa che era un imbucato che ha seguito il mio manuale su come imbucarsi ad un matrimonio.
    (C'ho fatto la collana: "come imbucarsi ad un battesimo", "come imbucarsi ad un'inaugurazione che neanche sai cos'è che aprono", "come cavarsela in mezzo al mercato dei saldi con il pieno di casalinghe incacchiate"!)

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